Segnali di civiltà

Questo non è, forse, un argomento molto "natalizio", o al contrario da un certo punto di vista potrebbe esserlo molto. Quest'anno non sono ancora entrata pienamente nell'atmosfera delle feste, forse anche perché, fino a poco fa, qui c'è stato un autunno abbastanza anomalo: "caldo" per la media del luogo, spesso con giornate bellissime e molto luminose che sembravano quasi preannunciare la primavera, piuttosto che l'inverno. Comunque, conto di riferire qualcosa di caratteristico nelle prossime settimane.

Al momento, invece, vorrei raccontare qualcosa di tipicamente svizzero, nell'organizzazione, nei tempi e nei modi, di cui sono stata testimone un paio di volte da quando vivo a Zurigo, l'ultima delle quali solo pochi giorni fa. Mi riferisco alle esigenze di mobilità delle persone disabili (o anche semplicemente di coloro che, magari per un infortunio, non riescono temporaneamente a spostarsi in autonomia) che in molte realtà cittadine, italiane e non, possono diventare una vera odissea. Ricordo anni fa un periodo in cui mi ero banalmente slogata una caviglia camminando per strada e quanto fosse stata dura, nei giorni successivi al piccolo incidente, percorrere strade dissestate, salire e scendere dai marciapiedi con continui gradini o pensare di prendere un treno arrampicandomi su e giù per qualche decina di centimetri ogni volta.

Qui i marciapiedi hanno tutti le rampe di salita e discesa per le carrozzine, ma in Svizzera lo davo per scontato ;-) I mezzi pubblici, invece, sono stati la mia sorpresa. Ad oggi non tutti i tram e i bus della città sono attrezzati per far salire e scendere agevolmente i disabili (stesso problema si pone anche per i passeggini dei bambini piccoli): sembra che entro i prossimi due/tre anni la società che gestisce il trasporto cittadino dovrà garantire un servizio con mezzi idonei nel 100% dei casi. Al momento, di solito, viene garantito un mezzo accessibile ogni due, ciò significa che, di norma, al massimo ogni quarto d'ora è disponibile un tram o un autobus a cui le persone con problemi di deambulazione (o le madri con neonati) possono accedere senza necessità di aiuti esterni.

Può però capitare che, in alcune fermate, il marciapiede a cui il mezzo accosta non sia perfettamente allineato al gradino per problemi di conformazione del terreno o per ragioni ingegneristiche a me sconosciute: in tal caso, anche se la persona ha atteso il tram attrezzato, non sarebbe in grado di salire o scedere comodamente dal mezzo senza aiuto, perché la carrozzina finirebbe nel "gap" tra il gradino e la banchina. Si assiste, perciò, alla situazione seguente: l'utente attende il tram sul marciapiede in prossimità della porta centrale, quella attrezzata con lo spazio interno libero da sedili dove poi si potrà sistemare, alla fermata il conducente scende dal mezzo e posiziona una piccola passerella (appositamente installata accanto all'ingresso), così che la persona con mobilità ridotta possa autonomamente salire o scendere in comodità e sicurezza, senza necessità che qualche altro passeggero di buona volontà gli presti supporto. Completata l'operazione, il conducente rimuove la passerella, la ripiega nell'apposita custodia e la ricolloca al suo posto, dopo di che torna alla cabina di comando e il mezzo riparte. Sembrerebbe un intervento di una certa complessità, ma io l'ho visto svolgersi al massimo in un minuto! E non potrebbe essere diversamente, vista la stringente tabella di marcia del servizio di trasporto pubblico zurighese, dove vengono conteggiati anche i secondi di ritardo. Di fatto il "fuori programma" non ha praticamente alcun impatto sulla regolarità e puntualità della circolazione.

Mi immagino ogni volta una scenetta del genere nel centro di Milano, Roma, ecc. ecc. ...

 

(Immagine tratta dal sito www.it.wikipedia.org)

Ritratto di Carlotta G

Posted by Carlotta G

Da sempre curiosa di altre culture e abitudini, mamma espatriata con famiglia a Zurigo dal (quasi) lontano 2013. Blogger a tempo perso, studentessa suo malgrado di lingua teutonica e insegnante di Yoga, dove finalmente è solo se stessa e prova ogni tanto a indicare anche agli altri la possibilità di essere solo se stessi.
Da secoli si ripromette di scrivere un libro, forse, prima o poi. Non sullo yoga, ma sulla capacità di "vivere altrove". Intanto scrivo della mia vita a nord delle Alpi anche sul mio blog personale La vita a modo mio