Il momento dell’introduzione dei cibi solidi per molte famiglie può essere vissuto con preoccupazione per paura che il comportamento del proprio bambino a tavola non rispecchi le relative aspettative oltre che una serie di indicazioni fornite dal pediatra o da altre figure del proprio contesto familiare. Si viene a creare uno squilibrio tra ciò che il bambino effettivamente mangia e ciò che si spera che mangi.

“Dottore, il mio bambino non mi mangia!” è una delle frasi più frequenti e gettonate che pediatri e non solo molto spesso sentono pronunciare. O ancora : “Non mangia come si deve ma fa piccoli spuntini”.

E’ proprio così? I bambini mangiano davvero tanto?

Forse ti stupirai ma la realtà è che i bambini mangiano in base al proprio fabbisogno. La quantità di cibo di cui ogni individuo ha bisogno è piuttosto variabile, alcuni bambini infatti mangiano di più o di meno di altri della stessa età e delle stesse dimensioni.

Prima di conoscere le reali capacità e competenze autoregolative dei nostri bambini, potremmo riflettere sul comportamento e atteggiamento che noi adulti adottiamo durante il momento della pappa. Ansia, timore, fastidio, inadeguatezza possono essere alcuni stati d’animo che si presentano quotidinamente durante il momento dei pasti.

Sia per grandi che per piccini mangiare è davvero importante semplicemente perchè il nostro corpo per funzionare e quindi mantenerci in vita ha bisogno di cibo, per crescere e  per recuperare energia per lavorare, muoverci o giocare.

Indipendentemente da ciò, ogni bambino è a sé ed è del tutto normale che ci siano bambini che necessitano di meno cibo rispetto ad altri e tu mamma sei perfettamente in grado di crescere un figlio.

Sono legittime le tue preoccupazioni mamma, ma la colpa non è tua né tanto meno della modalità con cui hai preparato i pasti con tanta cura e amore e il “non mangiare” non può nemmeno essere pensato e considerato come un rifiuto nei tuoi confronti.

Osservare e decodificare i segnali che i nostri bambini ci inviano rappresenta una buona guida per imparare ad accettarli e rispettarli, tanto continueranno a mangiare la stessa quantità di sempre anche senza costrizioni.

Piuttosto OFFRIRE del cibo è una vera e propria manifestazione di amore e rispetto: se vuole lo mangia e se non lo vuole non lo mangia. Diversamente e in modo del tutto autonomo, i bambini sono in grado di difendersi dall’eccesso di cibo: tendono a chiudere la bocca e girare la testa, aprono la bocca ma trattengono il cibo senza ingoiarlo o in extremis come ultima difesa il vomito.

E poi ancora, ricorrere a tabelle di crescita rigorose o a doppie pesate ripetute nel corso della settimana è una vera e propria fonte di stress.

Se nel primo anno di vita la loro crescita è a vista d’occhio repentina, verso il secondo anno, invece, la crescita è fisiologicamente molto più lenta e questo non vuol dire che il bambino non mangi o che non lo faccia abbastanza.
 

Svezzamento: come vivere serenamente il passaggio dal latte ai cibi solidi?

A volte possono essere fattori esterni come una malattia, l’inizio dell’asilo o la nascita del fratellino/sorellina a determinare una maggior inappetenza.
Tutti aspetti e momenti transitori da accogliere, comprendere e rispettare.

In ognuno di noi sono presenti meccanismi innati che ci permettono di cercare gli alimenti di cui abbiamo bisogno e di mangiarne la quantità adeguata scegliendo così sin dalla nascita la propria dieta.

Per esempio, una prima dimostrazione e conferma di ciò deriva dal lavoro che il tuo bambino fa in presenza di allattamento a richiesta: è lui a decidere quando poppare, per quanto tempo e se o meno da entrambi i seni, modificando di volta in volta la composizione del latte per adattarla alle sue necessità.

E se utilizzo latte in formula? Sia il biberon così come il seno,  si dà a richiesta:

non esistono mamme di serie A o di serie B,  sei la mamma perfetta per il tuo bambino.

Il famoso pediatra Carlo Gonzàles afferma: “ la responsabilità dei genitori si limita a offrire una varietà di alimenti sani.
La responsabilità di scegliere tra queste varietà e decidere la quantità da consumare di ognuno non spetta ai genitori, ma al figlio.”

Potremmo affermare come questa responsabilità e libertà di scelta non può comunque essere sdoganata dall’ambiente socio-culturale della famiglia, l’attitudine dei genitori e qualità della relazione madre-bambino.

Se vorresti approfondire gli aspetti appena descritti consiglio la lettura del libro “Il mio Bambino Non Mi Mangia” di Carlos Gonzàles.

 

 

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Ritratto di Elena Romeo

Posted by Elena Romeo

Mi chiamo Elena Romeo e sono Dott.ssa in Psicologia Perinatale, coordinatrice ed educatrice asilo nido.
Il ruolo del genitore e quindi l'identità materna e parterna vengono spesso messi in discussione, creando etichette e attribuendo giudizi. Il mio lavoro nonchè la mia passione è quella di sostenere la famiglia e ciascun membro che la compone nella sua unicità.
E' vero non è tutto semplice, tante sono le fatiche e i momenti di crisi da superare ed è proprio qui che il mio obiettivo è quello di accogliere, sostenere e attraversare insieme a voi questi "scatti di crescita", riscoprendo le più intime e preziose risorse personali.

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